lunedì 30 marzo 2009

I ragazzi di An contenti: Contageremo Forza Italia


I giovani di Alleanza nazionale non si fermano più: hanno combattuto le battaglie culturali e politiche ai tempi del Movimento sociale, piangendo per strada qualche compagno di avventura rimasto vittima del terrorismo politico; sono transitati dalle parti di Fiuggi nel 1995 per entrare con entusiasmo nel progetto di Alleanza nazionale firmato da Gianfranco Fin; una settimana fa si sono dati nuovamente appuntamento a Roma per salutare questa esperienza e consegnarla al futuro che avanza, il Popolo della libertà. Da questo fine settimana si ritroveranno a fianco dei giovani di Forza Italia, ma non come due realtà autonome, piuttosto come un unico corpo. Loro, i ragazzi di Azione giovani, come stanno vivendo queste ore? Libero-news.it lo ha chiesto direttamente ad alcuni ragazzi militanti. Fiorenzuola D’Arda sta in mezzo alla pianura padana, con le colline piacentine che sorgono alle sue spalle. E’ terra di rossi emiliani, dove essere di destra risulta un po’ difficile. Eppure Fabio Gnocchi, 25 anni, nel 2006 è finito per essere consigliere comunale grazie ad Alleanza nazionale che l’ha candidato. «Mi sono avvicinato alla politica grazie alle battaglie di Azione giovani», racconta. «Perché hanno ricordato cose che gli altri non facevano: le foibe, i soldati di Nassirya e i giovani di destra rimasti uccisi». Fabio, come gli altri, non ha paura perché se è anche vero «che in passato abbiamo avuto vedute diverse su certi temi, io non voglio guardare al passato, ma al futuro». Da una provincia all’altra, non si cambia. Su nel Friuli, in quel di Pordenone, c’è Alberto Locatelli a guidare Azione giovani. Nemmeno lui vede con «particolare apprensione» il nuovo passaggio al quale è chiamato. Ed è una costante nelle risposte dei giovani militanti di destra. Entrare nel Pdl, d’altra parte, garantisce una maggiore visibilità, per quanto, sottolinea Alberto, «sia più facile vedere lo scontento che quelli contenti», riferendosi a qualche tuffo nel passato di chi non ha apprezzato l’ultima svolta del partito di Gianfranco Fini. Un Fini che ormai parla da uomo delle istituzioni, come qualche giorno fa, quando ha dichiarato che Mussolini, con gli occhi di oggi – quelli di presidente della Camera – non è più da considerarsi un grande statista.I giovani del movimento non hanno paura: sapranno andare d’accordo con i colleghi e, promettono, sapranno prendere ciò che c’è di buono da loro e viceversa. Allora nessun rischio di imborghesimento? Assolutamente no, sono pure disposti a indossare qualche volta in più la giacca e la cravatta per andare ai convegni, «noi insegneremo ai ragazzi di Forza Italia a fare volantinaggio». «Tanto noi ci sentiremo comunque dei militanti, pronti a ritrovarsi per mettere su un gazebo o stare in mezzo alla gente, per le strade e nelle piazze», aggiunge Gianmario Mariniello, di Aversa, che considera il passaggio di questi giorni come «il compimento del progetto tatarelliano di un contenitore unico» contro la sinistra.Il processo di fusione sarà comunque ancora un po’ lungo, occorrerà un anno prima che le cose vengano sistemate a livello organizzativo. Nel frattempo continuerà il processo di avvicinamento anche perché già tante cose sono state fatte insieme con gli azzurrini.Eppure qualche dubbio rimane: Azione giovani ha alle spalle le battaglie per l’autodeterminazione dei popoli, le feste di Atreju, gli scherzi goliardici ai politici che salivano sul palco a Roma. I colleghi di Forza Italia come si sentiranno? «Non appena ci conosceranno, si innamoreranno delle nostre iniziative», risponde Augusta Montaruli, di Torino. D’altra parte, prosegue, «le nostre non sono battaglie che appartengono solo ad una classe politica, ma che sono patrimonio di un popolo».Lavinio Prono, scesa da Milano a Roma per seguire i lavori congressuali, ha seguito con attenzione il discorso di oggi di Gianfranco Fini. Un discorso che ha levato di mezzo «qualsiasi dubbio e ha confermato che lui è il secondo leader del Pdl». Sul futuro del movimento giovanile, anche lei, non ha timori o paure perché «i movimenti giovanili da tempo lavorano assieme». Come a voler dire che, in fondo, il Popolo della libertà è nato, prima che tra i capi, tra i giovani. Militanza, impegno e collaborazione: i giovani di An continuano a correre spediti, guardando avanti.


dal quotidiano Libero


venerdì 27 marzo 2009

Oggi nasce il Popolo della Libertà

Si aprirà oggi pomeriggio per concludersi domenica alla nuova Fiera di Roma il congresso fondativo del Popolo della Libertà. E' la nuova sfida lanciata dal premier Silvio Berlusconi, quella di una forza, risultato della fusione di Forza Italia, An e gli altri partiti del centrodestra, che ottenga la fiducia della maggioranza degli italiani ammodernando le istituzioni e dando più potere decisionale al governo. Saranno 6mila i delegati presenti.
Saranno due gli interventi del premier: il primo questo pomeriggio, rivolto al passato per ripercorrere le tappe salienti di questi ultimi 15 anni in politica. Da quella che lui stesso definì la ''discesa in campo'', alla nascita del Popolo della Libertà. Il secondo, domenica, a chiudere l'evento, con lo sguardo rivolto al futuro, sull'orizzonte del partito unico dei moderati.

venerdì 20 marzo 2009

AG al fianco del Sindaco Ruggiano per sostenere una via a Giorgio Almirante


Azione Giovani di Spoleto prende una netta posizione in favore del Sindaco di Todi Antonino Ruggiano circa l’intitolazione di una via a Giorgio Almirante.
Vergognose sono le polemiche nate intorno alla vicenda e montate ad hoc dall’Associazione nazionale partigiani e dai circoli giovanili della sinistra.
Giorgio Almirante è stato prima di tutto un grande politico che, all’interno del sistema democratico italiano ha saputo costruire nel Parlamento e nel Paese l’idea di una Destra moderna e nello stesso tempo legata ai Valori e alla Tradizione.
Liquidare la figura di Giorgio Almirante dipingendolo semplicemente come un sostenitore del Fascismo denota ignoranza e faziosità.
Il Padre della Destra italiana, al quale hanno reso omaggio tutti i più grandi leaders dei partiti non può essere trattato con sufficienza e in modo irrispettoso, piaccia o non piaccia la figura di Giorgio Almirante è nel dna di riferimento di un grande Partito come Alleanza Nazionale.
In molte altre città sono state intitolate vie o piazze al fondatore della Destra italiana e in alcune realtà se ne sta attualmente discutendo, compreso il Comune di Roma ma anche quello di Spoleto, gridare allo scandalo per una proposta del genere significa non voler riconoscere il valore di un uomo democraticamente eletto sin dal 1948 nei ranghi del Parlamento italiano, rappresentando sempre un esempio di coraggio, coerenza e rettitudine morale che gli valsero la stima di tutto l’arco costituzionale.
Esprimiamo quindi le nostre congratulazioni ed il nostro ringraziamento al Sindaco Ruggiano, nella speranza che non trovino spazio quelle sterili polemiche di chi, in maniera antidemocratica, vorrebbe impedire alla maggioranza della città di rendere omaggio ad un uomo, il cui contributo è stato fondamentale per la Destra italiana ed europea.

Andrea Panfili
Coordinatore AG Spoleto

giovedì 19 marzo 2009

Dal Movimento Sociale Italiano ad Alleanza Nazionale, dopo 60 anni, la Destra Italiana si scioglie.

Il prossimo fine settimana se ne andrà un grande pezzo di storia della politica italiana, la Destra si scioglierà e confluirà nel grande partito riformista che si chiama il Popolo Delle Libertà.
La nostra storia inizia ben 62 anni fa, precisamente il 26 Dicembre 1946, quando i reduci della R.S.I. come Giorgio Almirante, Pino Romualdi e Manlio Sargenti, ed ex esponenti del partito fascista come Arturo Michelini si misero intorno ad un tavolo e decisero di dare voce a quelle persone che non si riconoscevano negli ideali del comunismo.
Il Movimento Sociale Italiano ebbe il suo battesimo elettorale nel 1948 quando ottenne il 2% di voti alla Camera e lo 0,8% al Senato. Da lì in poi il partito ebbe sempre più consensi, ma allo stesso tempo si dovette abituare ad una emarginazione nella scena politica, che anche con il ritorno alla segreteria di Giorgio Almirante, esponente storico e già segretario del movimento (che sostituì il più moderato Arturo Michelini, scomparso nel 1969), riuscì a migliorare questa situazione. Fu creata, nel dibattito politico, la locuzione "arco costituzionale" per indicare in pratica tutti partiti meno il MSI (la locuzione però si fondava anche sul rigetto, da parte del movimento, dei valori antifascisti contenuti nella Carta Costituzionale).
Almirante, grazie anche alle sue grandi capacità oratorie, seppe sfruttare politicamente questa emarginazione, costituendosi come unico partito al di fuori del presunto "regime", di cui avrebbe fatto parte una sotterranea alleanza consociativa fra la DC e le sinistre; con la crescente affermazione delle formule del centrosinistra e l'avvicinarsi delle proposte di compromesso storico, questa pretesa solitudine di opposizione guadagnò sempre più consensi.
Nel febbraio del 1972 Almirante riuscì a formare un'alleanza con il PDIUM, una delle maggiori formazioni monarchiche italiane, da cui derivò anche un mutamento di denominazione del partito, ora chiamato "Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale".
Negli anni '70 il consenso giovanile all'MSI-DN crebbe verticalmente ed andò ad alimentare lo scontro di piazza fra i cosiddetti "opposti estremismi". Il Fronte della Gioventù, l'organizzazione giovanile del partito e il FUAN, Fronte Universitario d’Azione Nazionale, si trovarono opposti alla FGCI, organizzazione giovanile del partito comunista e a quelle extraparlamentari.
Erano anni molti difficili per chi era vicino al MSI, in quell’epoca chi andava contro le ideologie comuniste era un nemico da stroncare, un nemico da uccidere a qualsiasi costo. Ricordiamo molti ragazzi uccisi dagli extra-parlamentari di sinistra, Ugo Venturini, i fratelli Mattei, Sergio Ramelli, Mikis Mantakas, Paolo Di Nella e molti altri giovani e non, che avevano solo il “coraggio” di essere di Destra.
Nel Congresso Nazionale del 1975, Almirante, sempre più propenso ad allargare il MSI verso un’ala più moderata che raccogliesse sempre più consensi si mise in contrapposizione con lo “zoccolo duro” del partito rappresentato da Pino Rauti, il quale quest’ultimo si mise in forte disaccordo con il segretatrio.
Dopo questo insuccesso elettorale e la morte di Almirante (22 maggio 1988) si alternarono alla segreteria del partito l'allora 35enne Gianfranco Fini (cresciuto in seno al Fronte della Gioventù), quindi Pino Rauti e dal 1991 ancora Fini, stavolta stabilmente. Il giovane delfino di Almirante stava portando il MSI verso ottimi risultati, fino a diventare nel 1993 il primo partito a Roma e Napoli, oltre ad altri piccoli Comuni. Nell'autunno del 1993, Gianfranco Fini decide di correre per la carica di sindaco di Roma, arrivando al ballottaggio contro Francesco Rutelli. Per la prima volta un esponente del MSI riceve un largo supporto. L'imprenditore Silvio Berlusconi, non ancora attivo protagonista della politica italiana, affermò in quella occasione la propria scelta elettorale ribadendo che: "Se votassi a Roma, la mia preferenza andrebbe a Fini".Ormai la sua ascesa politica è avviata. Dopo le vittoriose elezioni politiche del 1994, sebbene Fini non farà personalmente parte del governo Berlusconi, per la prima volta nella storia della Repubblica l'esecutivo conterà quattro ministri appartenenti al suo partito, tra cui il vice presidente del Consiglio "Pinuccio" Giuseppe Tatarella.
Il 27 gennaio 1995, preso atto che AN si identificava in massima parte con la storica classe dirigente della Destra italiana, il MSI-DN si sciolse per lasciare definitivamente spazio alla sola Alleanza Nazionale. Fu il congresso che passerà alla storia come "svolta di Fiuggi", per via della città che ospitava l'ultima assise missina. Si consacra lì la cosiddetta svolta governista al partito, allargandolo a cattolici moderati e conservatori, e spingendolo verso il centro destra conservatore e liberale.
E siamo ad oggi, il 21 e 22 Marzo 2009, dopo 14 anni di grandi battaglie, di grande emozioni, con le lacrime agli occhi per l’emozione che ho scrivendo queste righe, AN non esisterà più, la FIAMMA che ardeva nelle nostre bandiere e nei nostri cuori sarà sostituita, ma i nostri valori, le nostre idee, i nostri ricordi, saranno un grande bagaglio che porteremo nel nuovo Grande partito nel centro- destra. Giorgio Almirante questo grande partito lo voleva, l’aveva intuito nel 1975, quando al Congresso Nazionale di Roma a Villa Miani sul Monte Mario, voleva allargare i confini del MSI con la Costituente di Destra, che secondo me, è il vero modello ispiratore nel partito unico di centro- destra.

Michele Leoni

lunedì 16 marzo 2009

AZIONE GIOVANI AL FIANCO DI ANGELO LORETONI!

I Presidenti dei Circoli di Azione Giovani, Alessio Cao e Michele Leoni, a nome delle strutture giovanili che rappresentano, esprimono tutta la loro soddisfazione per la manifestazione di presentazione di Angelo Loretoni candidato Sindaco di Spoleto.
“ Purtroppo non sempre la politica investe seriamente sulle realtà giovanili, sentire che il nostro candidato Sindaco invece, incentra buona parte del suo programma elettorale proprio sui giovani e nell’ottica di una Spoleto proiettata nel futuro, ci riempie di entusiasmo. Le parole di Loretoni ci hanno piacevolmente sorpreso e colpito, a nome delle strutture giovanili di Alleanza Nazionale, possiamo dire di essere pronti ad entrare nel vivo della campagna elettorale offrendo sin da subito la nostra piena disponibilità.
Azione Giovani di Spoleto conta di organizzare immediatamente una nuova manifestazione dal taglio esclusivamente giovanile, nella quale poter ascoltare nuovamente il candidato sindaco e magari poter offrire il proprio contributo per la definizione del programma elettorale circa le politiche e le realtà giovanili all’interno della pubblica Amministrazione di Spoleto.
L’iniziativa di domenica è stata indubbiamente un ottimo momento per conoscere e poter condividere sin da subito le battaglie del nostro candidato che ha saputo raccogliere ed infiammare l’entusiasmo dei presenti trasmettendo l’idea che a Spoleto è possibile vincere e cambiare finalmente colore a questa nostra meravigliosa città per troppo tempo retta da amministrazioni non all’altezza dei tempi e delle sfide.
L’unica nota stonata, in tutta l’iniziativa, è stato il fatto di non avere potuto ascoltare il Capogruppo di Alleanza Nazionale al Comune di Spoleto, Giampiero Panfili che, forse per problemi di scaletta (?) forse per una colpevole dimenticanza del moderatore (?) o forse per qualche vecchia abitudine di qualche navigato furbone, non è stato chiamato ad intervenire sul palco. Crediamo che certi atteggiamenti abbiano danneggiato soltanto Angelo Loretoni, che è stato privato della forza comunicativa di un personaggio, come Giampiero, che da 15 anni svolge il ruolo di Capogruppo di AN al Comune con grinta e determinazione.
Ma non è il tempo delle solite vecchie polemiche coi soliti noti, l’entusiasmo di questa campagna elettorale deve travolgere ogni angolo della città lasciando gli uomini piccoli ai loro giochetti solitari, oggi VOGLIAMO VINCERE SPOLETO e vogliamo farlo pensando in grande: siamo certi che non mancherà occasione per vedere Giampiero schierato insieme a noi al fianco di Loretoni e allora siamo certi che la campagna elettorale avrà solo da guadagnarci!

Grazie Sindaco Loretoni, conta pure su di NOI!”

IL PDL PRESENTA ANGELO LORETONI “CAMBIEREMO QUESTA CITTA’. ECCO COSA NON VA”. IN 400 ALL’ALBORNOZ.


Buone gambe e fiato lungo. E’ su queste che Angelo Loretoni, il candidato del Pdl, dovrà fare affidamento per tentare laddove, da 50 anni a questa parte, non è riuscito nessuno: scalzare il centro sinistra da Spoleto. Sulla fisicità del candidato, a dispetto dei 63 anni, non ci sono dubbi. Stamani anche l’onorevole Rocco Girlanda gli ha riconosciuto di aver un ‘gran passo che ho potuto accertare durante una passeggiata durante la quale Angelo mi ha messo K.o.’. Il resto lo dovrà fare la politica, che oggi si è ritrovata intorno a Loretoni confermandogli il massimo appoggio e lo stesso sostegno dei Palazzi capitolini.

La platea è tutta per lui. Doverosi i ringraziamenti al suo gruppo ‘podistico’ ma anche ai candidati sindaci che nelle ultime settimane hanno fatto un passo indietro. Li cita uno per uno: Maurizio Hanke, Paolo Filipponi, Mario Mancini, Learco Saporito e Moreno Gervasi.. “L’occasione che ci si sta presentando è storica – dice Loretoni – e per questo faccio appello a tutti nel rimanere uniti, nel mettere le vostre intelligenze al servizio della città. Insieme vinceremo, di questo sono certo”. Poi, come si conviene ad ogni ‘sfidante’, passa ad elencare i problemi della città: dalla Minerva “con i suoi 57 licenziamenti e almeno 200 posti di lavoro persi”, al trasferimento della Comunità Montana, alla Spoletina Trasporti “i cui dipendenti dovranno presto andare a lavorare a Perugia”, alla Tecnocar “che ha 80 cassa integrati e mandato a casa i precari”, alla Pozzi che non ha mantenuto la promessa dei 600 posti di lavoro, al laboratorio militare di Baiano “inserito fra gli enti produttivi”, al “grande bluff dell’ippodromo regionale rimasto solo una desolante”, al depotenziamento dell’ospedale al quale “giorno dopo giorno, come una margherita, viene tolto un petalo”, al tanto annunciato “polo oncologico a Monteluco di cui nessuno parla”, al tribunale “con il senatore Benedetti Valentini a correre per tamponare la chiusura”, alla stazione ferroviaria sempre più in condizioni disastrose, ad una politica urbanistica dissennata, alle continue e ripetute gare di appalto, alla grave situazione finanziaria in cui versa il Comune “con impegni finanziari per i prossimi 30 anni”, etc.. “Ma quando vinceremo – assicura Loretoni – entreremo nel Palazzo ed apriremo tutti i cassetti”. E giù applausi. “Dobbiamo poi rilanciare il Festival in modo meno occasionale e più durevole e consolidare la gloriosa istituzione del Teatro Lirico Sperimentale. Ma Spoleto non sarà solo questo, bisognerà aprire i palazzi vuoti per nuove manifestazioni e per rilanciare il turismo”. E ancora rilancio industriale ma anche rurale, massima attenzione ai disoccupati, ai meno abbienti e alle comunità straniere: “sono importanti per la nostra società ma devono rispettare le regole come io ho rispettato le loro quando ero a lavorare all’esetro”. Quello del lavoro è un tema che gli sta a cuore: “40 anni fa son dovuto partire da Spoleto per l’Africa perchè qui se non avevi la tessera del PCI non potevi lavorare. Oggi mio figlio che è ingegnere lavora in Niger. Dopo 40 anni non è cambiato nulla!”. Infine l’appello agli spoletini: “abbiate il coraggio di cambiare, aver mantenuto questa politica è stato un grandissimo errore. Questa città vuole rialzarsi ma per tornare a rivivere ha bisogno di un grande cambiamento, di nuove persone e nuovi entusiasmi”.